venerdì 24 settembre 2010

Prima di denunciare una violenza


(Interessante articolo di:
"Femminismo a Sud)"



"In tema di prevenzione di violenza domestica ma anche in tema di prevenzione di violenza maschile realizzata per interposta persona o tribunale.

Le donne vittime di violenza e tutte le persone che si occupano di lotta contro la violenza maschile, ovviamente ci riferiamo a quelle che non lo sanno già, devono sapere che:

- non basta avere ragione per avere ragione;
- non basta sapere di avere subito violenza quando sei in un’aula di un tribunale;
- non basta sapere che vostro figlio è stato abusato dal padre quando sei in un’aula di un tribunale.

Per avere ragione devi dimostrare che hai ragione. Ricordiamo che ci occupiamo di questo perché la violenza maschile per procura, giudiziaria, con metodi (legali), come volete chiamarla, è una violenza che sta massacrando centinaia di donne condannandole al silenzio, terrorizzate, sotto minaccia e costante intimidazione di avvocati senza scrupoli al servizio di ex mariti che si servono della legge (del più forte) per torturare la propria ex, sottrarle tutto quello che ha, con richieste che vanno dal risarcimento monetario di decine di migliaia di euro fino al carcere per quelli che proprio vogliono vedere le ex mogli in galera.

E’ un metodo privo di conseguenze, non c’è sangue, non ci sono ferite visibili, non è perseguito legalmente, ma è una forma di stalking molesto che fa leva su tutta la propaganda messa in circolazione dai padri separati.

Se tu hai subìto violenza dal tuo ex marito e l’hai denunciato, dato che lui può contare su una società misogina che lo appoggerà ogni volta che dirà che tu sei una bugiarda, dato che può contare su avvocati che pur di vincere ti faranno sputare sangue, dato che è circondato da soggetti che esasperano il vostro conflitto per conseguire successi a vantaggio della categoria, dato che il suo obiettivo è vendicarsi di te e non affrontarne le conseguenze, dato che in italia sono le donne che subiscono violenza a dover provare quanto dicono in quanto che sono loro a subire il vero processo a vantaggio dell’accusato, devi assicurarti:

- di avere delle prove valide;
- di avere un buon avvocato;
- di non essere precipitosa;
- di essere in grado di realizzare pazientemente una tela che racchiuderà esattamente tutto quello che il vostro ex vi ha fatto.

Se il vostro partner vi picchia, stupra, molesta psicologicamente, fa del male a vostro figlio, prima di denunciarlo abbiate cura di:
- registrare le vostre conversazioni;
- filmare le violenze;
- fare refertare (da medici) – anche con fotografie dei danni visibili – tutti i graffi, i lividi, le lesioni, le incrinature, i danni fisici, biologici, psicologici che il vostro partner vi ha inferto o ha inferto ai vostri figli;
- recuperare documenti, dati, file che possono esservi utili a dimostrare le vostre accuse;
- non andare via di casa senza prima aver fatto tutto questo a meno che non siete in imminente pericolo di vita.



Ricordate che quella che state vivendo è galera. Voi siete condannate senza appello ad una prigione dalla quale il vostro carceriere non vi farà uscire senza avervela fatta pagare. Perciò dovete recuperare equilibrio, sicurezza, forza e dovete progettare la vostra fuga procurandovi le prove che non gli permetteranno mai e poi mai di perseguitarvi anche in tribunale. Come potrebbe farlo?

- vi può denunciare per diffamazione e calunnia e chiedere che vi venga inflitta una pena carceraria o rovinarvi con una richiesta di risarcimento enorme;
- può chiedere l’affidamento di vostr@ figli@ che secondo le leggi attuali, volute proprio dai padri separati, equivarrebbe a tenervi sotto scacco, nelle vicinanze, e poter entrare e uscire quando vuole dalla vostra vita;
- può attribuirvi una sindrome inventata (pas) dicendo che i motivi per cui voi l’avete denunciato hanno a che fare con la vostra presunta decisione di non fargli vedere vostr@ figli@. In quel caso potrebbe anche chiedere una pena carceraria a risarcimento dell’impedito rapporto tra padre figli@, anche se era vostr@ figli@ a non voler vedere il padre;
- può ricattarvi, trovare mille altri cavilli per farvi perseguitare legalmente e assieme a voi può ricattare e minacciare di denuncia ogni professionista, avvocato, perito di parte, associazione che vi ha assistito nella vostra battaglia per difendervi dalla sua violenza.



Sappiate che un ex marito violento non si ferma davanti a niente. Pensate alla persecuzione legale come a qualunque tipo di altra persecuzione. Vi trovate davanti una persona senza scrupoli, appoggiata da altre persone senza scrupoli, che hanno come unico scopo quello di intimidire le donne e impedire che denuncino le violenze subite. Hanno come scopo quello di negare che le violenze avvengano e di recuperare o mantenere privilegi sociali e nel rapporto uomo/donna che hanno perso o non vogliono perdere.

Esistono gli uomini che possono uccidervi con una pistola, un coltello, un martello, strangolandovi, picchiandovi a sangue. Ebbene: quelli sono i più stupidi perché comunque avranno rovinato la loro vita senza gustare la vendetta che ritenevano un piatto gustoso.

Esistono gli uomini che vogliono uccidervi e vi stanno uccidendo in mille modi invisibili e tra questi esiste anche la persecuzione legale e l’embargo economico. Tra questi esiste anche l’isolamento che creano attorno a voi minacciando tutte le persone che potrebbero o vorrebbero aiutarvi. Un isolamento ottenuto sapientemente con la distruzione e lo smantellamento di tutte le strutture, come per esempio i centri antiviolenza, ai quali potete fare riferimento.

Gli uomini che compiono questa violenza sono numerosi, sono più furbi, vi terrorizzano, vi impediscono di parlare mentre loro vanno in giro per talk show televisivi a diffamarvi.
Sono quelli che si vendicano senza mai pagare le conseguenze di quello che fanno.

Sono quelli che hanno trasformato i tribunali civili e penali in veri e propri tribunali dell’inquisizione dove professionisti, periti, servizi sociali sono addestrati e piegati al servizio di questa perfida logica per garantire impunità ai maschi violenti e punire invece le vere vittime della violenza.


Dovete dunque imparare che:

- il silenzio non paga: se siete in situazioni di ricatto dovete dirlo e dovete descrivere quello che vi succede per quello che è, ovvero un ricatto, un insieme di intimidazioni, minacce costanti alla vostra serenità che vi tolgono il respiro e ogni possibilità di esistenza;
- dovete recuperare le prove di qualunque cosa, incluse le conversazioni scritte che sono intercorse tra voi e l’ex marito, il suo avvocato, i professionisti che ha assoldato come cecchini per massacrarvi;
- dovete esigere di ottenere rispetto in quanto vittime: siete voi quelle che hanno diritto di parola e non i vostri carnefici. Non lasciate che loro parlino anche per voi. Non fatevi rubare le parole, l’aria, la dignità. Non permettete loro di scorazzare per le strade, reali e virtuali, impuniti e arroganti, certi che non pagheranno mai e certi soprattutto di avervi in pugno.

Voi siete più forti e – credeteci – tenere la testa sotto la sabbia sperando che nel frattempo tutto passi e lui si calmi non serve a niente. Lui non si calmerà e voi sarete e rimarrete sempre delle vittime.

Lo vedete anche voi: da un lato vi si dice di denunciare e venire fuori e dall’altro nessuno però vi spiega quale inferno andrete ad affrontare, quante umiliazioni, mortificazioni, accuse, solo per esservi difesa da una violenza che non dovrebbe essere permessa nei confronti di nessuno".

martedì 14 settembre 2010

La violenza ai minori negli istituti e nelle strutture giudiziarie


Promozione e Protezione dei Diritti dell'Infanzia
La violenza ai minori negli istituti e nelle strutture giudiziarie
53. Sono milioni i bambini, in particolare i ragazzi, che si trovano a vivere un periodo considerevole
della loro esistenza all'interno di istituzioni, come orfanotrofi, case-famiglia, istituti di accoglienza,
stazioni di polizia, carceri, strutture per la detenzione minorile e riformatori, dove sono sottoposti al
controllo e alla tutela delle autorità responsabili e del sistema giudiziario

41. Questi bambini sono esposti
alle violenze perpetrate dal personale impiegato negli istituti, proprio da chi dovrebbe invece avere
il compito di prendersi cura del loro benessere.
Nella maggior parte dei paesi le punizioni corporali
impartite all'interno di queste istituzioni non sono esplicitamente proibite.

54. Il sovraffollamento e lo squallore delle condizioni di vita, le discriminazioni e lo stigma sociale,
insieme alla scarsa professionalità del personale impiegato negli istituti, non fanno che aumentare il
rischio di subire violenza.


Spesso mancano meccanismi efficaci per poter segnalare eventuali situazioni di pericolo o disagio, monitorare le condizioni di vita e ambientali, ed effettuare delle ispezioni
all'interno degli istituti, così come sono inesistenti regolamentazioni e controlli da parte dei governi.

I responsabili non sempre vengono assicurati alla giustizia e condannati per le loro azioni, il che alimenta
una vera e propria cultura dell'impunità e della tolleranza della violenza sui bambini.


Le conseguenze
dell'istituzionalizzazione nel lungo periodo possono comprendere un grave ritardo dello sviluppo,
eventuali disabilità, danni psicologici irreversibili e un aumento del numero dei suicidi e dei recidivi.
.
(Studio sulla violenza sui bambini del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Regional Consultation Outcome
Report: Caribbean, Port of Spain, marzo 2005)


55. In tutto il mondo i bambini affidati agli istituti sono 8 milioni. Il numero degli orfani è relativamente
basso, perché nella maggior parte dei casi si tratta di bambini disabili, privi di una famiglia unita
in grado di accudirli, costretti a subire violenza in casa e in condizioni socioeconomiche difficili, se
non completamente poveri.

56. Picchiare i bambini con mani, bastoni e tubi di gomma, sbattere la loro testa contro il muro, chiuderli
in sacchi di tela, incatenarli ai mobili, rinchiuderli in sale gelide per diversi giorni e lasciarli giacere
in mezzo ai propri escrementi, sono alcune delle violenze perpetrate dal personale degli istituti
allo scopo di "disciplinarli".

57. Negli istituti di accoglienza i bambini disabili possono subire violenza a scopo terapeutico. In
alcuni casi, quelli sotto i 9 anni sono sottoposti a trattamenti elettro-convulsivi, senza l'uso di rilassanti
muscolari o di anestetici. Anche l'elettroshock può essere utilizzato come "terapia preventiva", per
controllare il comportamento dei bambini e per renderli più docili; si fa ricorso anche all'uso di droghe,
che "limitano la capacità del bambino di difendersi dalle violenze"
.

58. Anche la negligenza e l'abbandono dei bambini a se stessi sono situazioni caratteristiche di molti
istituti di accoglienza, le cui condizioni sono talmente misere da mettere a repentaglio la loro salute e
sopravvivenza. Numerose strutture di accoglienza per bambini disabili sono del tutto prive di programmi
per la didattica, lo svago, la riabilitazione psico-motoria o per qualsiasi altro tipo di attività.
Spesso i bambini disabili vengono lasciati per molto tempo a letto o nelle culle, senza alcun contatto
umano o senza ricevere stimoli di alcun tipo; una situazione che può causare gravi danni fisici, mentali
e psicologici.

59. I bambini negli istituti di accoglienza sono esposti alla violenza degli altri bambini, soprattutto se
le condizioni di vita interne agli istituti sono misere, se i controlli da parte del personale non sono efficienti
e se i bambini più grandi e aggressivi non vengono separati da quelli più piccoli e vulnerabili.

60. Sebbene sia proibito dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici e dalla
Convenzione sui Diritti dell'Infanzia, in alcuni paesi è ancora in vigore la pena di morte per i crimini
commessi dai minori di 18 anni. Attualmente in almeno 31 paesi è consentito condannare i bambini a
pene corporali, che in alcuni casi possono includere la fustigazione, la bastonatura, la lapidazione o
l'amputazione.

61. Nonostante l'obbligo, previsto dall'art. 37 della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia, di ricorrere
al carcere minorile come ultima ratio e per il più breve periodo possibile, è stato stimato che nel 1999 i
bambini privi di libertà erano 1 milione 47. Molti di questi sono accusati di reati minori o veniali e in
genere, prima di commetterli, erano incensurati.
Molti si trovano in carcere per essersi assentati da scuola
senza permesso, per vagabondaggio o perché privi di fissa dimora. In alcuni paesi la maggior parte
dei bambini detenuti non è stata ancora condannata per i reati commessi ed è in attesa di giudizio.

62. I bambini detenuti nei penitenziari spesso sono costretti a subire violenza da parte delle guardie
carcerarie, con l'intento di tenerli sotto controllo o punirli per infrazioni che, nella maggior parte dei
casi, sono di minore gravità. Il ricorso a pene corporali e ad altre forme di punizioni violente all'interno
degli istituti di detenzione è legalmente consentito come misura disciplinare in almeno 77 paesi.
È permesso picchiare i bambini, frustarli, legarli e sottoporli a trattamenti umilianti, come denudarli e fustigarli di fronte agli altri detenuti. Le ragazze che si trovano in prigione sono particolarmente esposte
al rischio di subire abusi fisici e sessuali, soprattutto se il personale carcerario addetto al loro controllo
è maschile.

63. In ottemperanza a quanto stabilito dalla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia, in molti paesi le
legislazioni nazionali prevedono la realizzazione di strutture penitenziarie separate per i bambini, allo
scopo di prevenire i casi di abuso e sfruttamento da parte degli adulti. Tuttavia sono numerosi i paesi
in cui i bambini sono normalmente detenuti insieme agli adulti. Per i minori in carcere, è elevato il
rischio di maturare tendenze autolesionistiche o suicide, soprattutto se sono tenuti in isolamento o
insieme agli adulti, oppure se il periodo di detenzione è prolungato o indefinito.
"A volte in carcere un giorno sembra durare un anno. Ma dopo dieci giorni ci si fa l'abitudine
e non si piange più tanto".
ragazzo detenuto in un carcere minorile

da 61 Assemble Generale Nazioni Unite
studio del ricercatore P.S. Pinheiro

venerdì 10 settembre 2010

PROTEGGERE I BAMBINI DALLA VIOLENZA


-Assemblea Generale Nazioni Unite-

1. Nessuna violenza sui bambini è giustificabile; tutte le violenze sui bambini possono essere evitate.In ogni paese del mondo si verificano casi di violenza sui minori, senza
distinzioni di cultura, classe, istruzione, ricchezza e origine etnica.
In ogni regione, in contrasto con
l'obbligo di tutelare i diritti umani e con i bisogni legati allo sviluppo dei bambini, non solo la violenza
sembra essere accettata socialmente, ma spesso è autorizzata dalla legge e dalle istituzioni statali.

2. Bisogna porre fine a ogni tentativo, da parte degli
adulti, di giustificare la violenza sui bambini, sia che venga accettata per "tradizione" o mascherata
sotto forma di "educazione".

Non ci possono essere compromessi nella lotta contro la violenza sui
bambini.


L'unicità delle caratteristiche dell'infanzia – potenzialità, vulnerabilità, dipendenza dagli
adulti – impone che la protezione nei suoi confronti aumenti, invece di diminuire.

3. Ogni società, indipendentemente dal suo tessuto economico, culturale e sociale, può e deve fermare
la violenza sui bambini.


Questo non significa soltanto punire i colpevoli, ma avviare una trasformazione
della "mentalità" sociale e delle sottostanti condizioni socio-economiche connesse alla
violenza.

...
5. La violenza sui bambini ha molteplici dimensioni e richiede risposte adeguatamente articolate.
...
6. La protezione dei bambini dalla violenza è una questione urgente.
Per secoli i bambini hanno
sopportato i comportamenti violenti degli adulti senza essere considerati e ascoltati.

Ora che la dimensione
e le conseguenze di ogni forma di violenza sui bambini si conoscono meglio, è necessario garantire
prevenzione e protezione efficaci: è nel loro pieno diritto.


Paulo Sergio Pinheiro
tratto da: "Promozione e Protezione dei Diritti dell'Infanzia", sessantunesima edizione