martedì 23 novembre 2010

L' ITALIA IGNORA I BAMBINI



tratto da Movimento per l'Infanzia

Nei paesi occidentali è presente una forte resistenza ad accettare che anche i bambini nati e vissuti in paesi democratici e industrializzati possano soffrire a causa della violenza operata dagli adulti.
Tale resistenza cammina sulle gambe della disinformazione e della conseguente indifferenza.
Le forme di violenza che nei paesi occidentali, e quindi anche in Italia, i bambini subiscono possono essere così catalogate: violenza sociale, fisica, psicologica, sessuale, ambientale, istituzionale e assistita.

Per quanto riguarda l’Italia, ma il discorso è estensibile a tutti i paesi industrializzati, abbiamo una gravissima questione aperta che riguarda l’integrità psicofisica dei bambini, questione puntualmente rimossa dall’opinione pubblica, dalla classe politica e dai media.

Relativamente alla violenza sociale (povertà, degrado, traumi da incidenti stradali, domestici) è necessario sottolineare che in Italia circa il 16% dei bambini vive al di sotto della soglia nazionale della povertà , sono circa quindi 1.500.000 bambini italiani che, senza alcuna colpa o responsabilità o possibilità di attivarsi autonomamente per migliorare la propria condizione economica, vivono in gravi condizioni di disagio sociale, psicologico, culturale.
La prima causa di morte per gli adolescenti risultano essere gli incidenti stradali e la seconda causa di morte i suicidi , infine sono migliaia i bambini e gli adolescenti che ogni anno subiscono danni permanenti a causa di incidenti domestici e stradali.

La violenza sessuale, psicologica e fisica è invece in gran parte sommersa, non percepita cioè dalla comunità perché denunciata solo nell’1% dei casi.

Vi sono numerosi studi sulla diffusione del fenomeno della violenza sessuale subita in età infantile che sono stati compiuti attraverso ricerche scientifiche di carattere retrospettivo, condotte cioè mediante l’intervista o la somministrazione di questionari anonimi compilati da una popolazione adulta o adolescente.
I risultati delle ricerche retrospettive in genere variano da un minimo del 10% a un massimo del 50% della popolazione che afferma di essere stata vittima, in età infantile, di qualche forma di violenza da parte di persone adulte, con una media attestata attorno al 15%-20% .

Secondo uno studio italiano portato a termine dal Censis , Il rapporto fra emerso e sommerso sarebbe di 1 a 100, mentre serie ricerche scientifiche condotte in Italia indicano che il 10 – 15% dei bambini avrebbe subito violenza sessuale (con contatto), ciò significa che, nel nostro paese, ogni anno si consumerebbero un numero variabile fra i 50.000 e gli 80.000 casi di violenza sessuale a danno di bambini, le denunce presentate all’autorità giudiziaria sono invece circa 800 delle quali una gran parte di queste si concludono con l’archiviazione o con l’assoluzione dell’imputato. Questi dati sono del tutto simili a quelli ottenuti da altre ricerche portate a termine in altre parti del mondo occidentale.

Un’ulteriore e autorevole conferma giunge dallo studio sulla violenza ai bambini commissionato dall’ONU nella quale si afferma che da un’analisi complessiva di una serie di studi realizzati in 21 paesi fra i più sviluppati è emerso che una percentuale variabile fra il 7 e il 36% delle donne e una variabile fra il 3 e il 29% degli uomini avevano riferito di essere stati vittime di violenze sessuali durante l’infanzia.

Il dramma della violenza sessuale, psicologica, fisica a danno dei bambini, nei paesi occidentali, è un fenomeno sommerso, rimosso dalla coscienza civile, ma largamente diffuso nella società, in tutte le categorie sociali, molto più di quanto l’opinione pubblica ne abbia reale consapevolezza.Dalle ricerche citate risulta ancora che il 3% della popolazione afferma di avere subito, in età infantile, violenze fisiche e l’11% violenze psicologiche. .
Quale che sia l’esatta entità del fenomeno è innegabile che la violenza (sessuale, fisica, psicologica) sommersa, in Italia, come in tutti gli altri paesi industrializzati, è un fenomeno gravissimo e diffuso che andrebbe urgentemente monitorato; i dati di queste ricerche sono stati diffusi in numerose occasioni, anche e specialmente da esponenti del Movimento per l’infanzia, ma sono caduti sempre nell’indifferenza generale.

Possiamo affermare, senza tema di smentita, che esiste anche in Italia una grave e urgente questione sociale relativa alla salute dei bambini che viene rimossa dai mezzi di informazione, emarginata nel dibattito politico, esclusa dai grandi temi delle questioni sociali, non elaborata dalla nostra cultura e di conseguenza, ignorata dal grande pubblico.

G.Coffari (Presidente del Movimento per l'Infanzia)

martedì 9 novembre 2010

LA PREVENZIONE DEGLI ABUSI ALL'INFANZIA



Parlare di prevenzione degli abusi all'infanzia non e' cosa semplice perche' il fenomeno ha cosi' tante sfaccettature ed implicazioni -che spaziano in parecchi campi diversi- che circoscrivere in poche righe un "manuale di prevenzione" risulta molto arduo. Questo pero' non ci deve scoraggiare, solo dobbiamo decidere se dare all'argomento un taglio personalizzato (cosa posso fare io nell'immediato, tenendo conto che sono: genitore, insegnante, amministratore pubblico, sacerdote, uomo comune, bambino) oppure guardare il fenomeno dall'alto valutando tutte le possibili strade per combattere la pedofilia su fronti compatti.

Famiglia, scuola, amministrazione pubblica, enti vari sono tutti attori da impegnare in un serio programma di lotta alla pedofilia, ciascuno nel suo ambito e con le sue competenze, ma che devono agire sempre a complemento l'uno dell'altro, in modo sinergico, per creare un fronte unico alla lotta e soprattutto sopperire la' dove le altre istituzioni latitano.
La famiglia ha dei precisi compiti ma la scuola non puo' esimersi ne' dall'affiancare la famiglia in quest'ambito, ne' dal sopperire alla famiglia quando questa e' assente o ancora peggio quando e' in famiglia che vengono perpetrate le violenze. In ognuno dei due casi parlare al bambino non e' facile ed il cammino di prevenzione deve essere "calibrato" sull'eta' anagrafica, ma anche psicologica del bambino e del ragazzo.
Dalla famiglia parte il processo di sviluppo e di socializzazione del bambino, e' quindi la famiglia la prima ad essere chiamata a rapporto nella lotta agli abusi. E' importante per ogni genitore ricordare che anche la piu' piccola cosa detta o fatta al bambino resta nella sua memoria piu' o meno consciamente per sempre. Mai sottovalutare il modo in cui si parla al bambino ed in particolare del modo in cui lo si prepara alla vita sessuale.

I GENITORI dovranno :

• - fin da piccolo abituare il bambino a conoscere ed esplorare il proprio corpo senza tabu', senza paure e senza vergogne, evitare di utilizzare allo scopo espressioni scorrete che facciano pensare ad un che di "sporco" al suo riferimento (ad esempio una volta ci si riferiva ai genitali come alle "vergogne")

• - rispondere al bambino sempre in maniera sincera sulle domande che riguardano il corpo ed il sesso (mandiamo in pensione cavoli e cicogne e ricordiamoci che sempre va data una risposta, semplice ed adeguata in base all'eta', ma VERA)

• - iniziamo quindi una corretta educazione sessuale presto, per evitare che le notizie arrivino al bambino da altri canali (gruppo di amici, televisione, riviste) in modo scorretto o volgare; questo puo' determinare interpretazioni sbagliate degli atteggiamenti sessuali e di cio' che e' "giusto" e cio' che non lo e', se non dei veri e propri traumi, che saranno difficili da elaborare se non in un futuro lontano

• - evitiamo di utilizzare in modo volgare e continuo delle parole che identificano riferimenti sessuali alla stregua di parolacce; queste volgarizzazioni fanno solo aumentare la sensazione di "sporco", di male o di brutto in relazione a certe parti del corpo spiegare ad un bambino che se un adulto lo tocca in certi posti o gli dice di fare o andare da qualche parte senza dirlo alla mamma, questo e' male; che sempre un rapporto intimo tra un bambino ed un adulto e' male. In ognuno di questi casi ne deve parlare subito con la mamma o con un adulto di cui si fida.

• - facciamo in modo di essere sempre disponibili verso il bambino, se il bambino chiede maggiori attenzioni, cerca il dialogo, mai liquidarlo con "adesso non ho tempo"; dare sempre peso a quello che dice il bambino; e' vero in alcuni casi i bambini possono riferire cose "non vere", ma anche la "bugia" puo' essere specchio di un disagio interiore che va indagato. La psicologa Maria Rita Parsi, a questo proposito, dice che ..."i bambini non dicono bugie ma abitano le favole perche' sono fatti di favole..."; ecco bisogna imparare a capire quelle favole, capire il loro significato piů profondo. Anche la bugia, cioe', puo' avere motivazioni legate ad un profondo disagio che, a sua volta, puo' rendere il bambino fragile ed a rischio. Rassicurare sempre il bambino sul fatto che sui genitori puo' contare e se invece rifugge il dialogo, se apparentemente non accetta lo scambio, senza essere invadenti, e' necessario cercare di capire l'origine di quell' indifferenza, di quel mutismo, di quella solitudine, cio' puo' essere infatti specchio di qualcosa di gia' avvenuto ma puo' anche essere sintomo di una difficolta' nei rapporti interpersonali che lo pone ugualmente a rischio.

• - spieghiamo al bambino che ci possono essere persone cattive ma anche persone apparentemente simpatiche che dopo si rendono colpevoli di cose cattive verso i bambini; che anche amici e parenti possono esserlo e che quindi e' necessario che ogni incontro e proposta che gli viene fatta sia comunicata anche alla mamma; con questo pero' non si devono vedere i mostri dove non ci sono, non si deve esagerare con la "messa in guardia", non creare nei bambini paure immotivate, solo si deve renderli consapevoli che un problema potrebbe esserci Per bambini non piů piccolissimi si puo' valutare anche di leggere insieme dei libri scritti per la loro eta', che trattino del problema (ad es. "SOS Tamagotchi" di Azzolini Cerese, ed.Internea; "Quel signore mi fa paura" di Virginie Dumont, ed Motta Junior; Stop alla violenza, di Virginie Lou, ed Motta Junior ), nonche' visionare insieme la favola di Cappuccetto Rosso sul sito www.aquiloneblu.org. Siccome anche Internet potrebbe essere un canale di adescamento, cioe' un modo che ha il pedofilo di contattare i bambini, e' bene che l'accesso ad Internet sia sempre controllato dai genitori: proporre ai bambini di "navigare" insieme, piuttosto che lasciar fare da loro stessi e bloccare lo stesso accesso con delle password che solo mamma e papa' conoscono; se il ragazzo e' invece piu' grande, valutare insieme come filtrare comunque il suo accesso a certi siti, magari con software che bloccano esplicitamente l'accesso quando vengono rilevate parole che hanno a che fare ad es. con la pornografia; da ultimo controllare nella memoria del computer se sono stati visionati siti particolari. Qualora il genitore avesse ragioni per temere una violenza o comunque che qualcuno abbia delle attenzioni particolari verso il bambino, dovra' innanzitutto rassicurare il bambino e valutare la gravita' della situazione; in casi conclamati dovra' rivolgersi a chi e' in grado di aiutare il bambino a superare il trauma: medico, psicologo, assistente sociale, ma contemporaneamente denunciare il fatto alle forze dell'ordine. Per un consiglio o una segnalazione potra' anche contattare il Telefono Azzurro (numero verde tel: 19696) o Telefono Arcobaleno (numero verde tel. 800025777), nonche' le associazioni e gli enti che si occupano di minori (alcune delle quali indicate anche nel sito di Aquilone Blu).

PER LA SCUOLA:
la scuola deve coadiuvare la famiglia in un'educazione sessuale corretta e contemporaneamente nella messa in guardia dei bambini su possibili attenzioni sessuali sbagliate nei loro confronti; bisogna superare il tipico braccio di ferro scuola- famiglia in cui una addossa all'altra la titolarita' di tale incarico: ciascuna dalla sua angolazione dovra' farlo. La scuola potra' essere anche il luogo dove organizzare incontri di aggiornamento per le famiglie, gli insegnanti e tutto il personale scolastico e parascolastico; la scuola nella sua "globalita'" dovra' poi supervisionare il suo personale, compreso quello di societa' esterne che lavorano a scuola tramite appalti e convenzioni.
Ancora di piu', poiche' spesso gli abusi avvengono in famiglia, e' proprio alla scuola demandata la responsabilita' di intervenire anche in concreto. Ma come? Rendendo edotti gli insegnanti sul problema e sulla sua gravita', dando loro gli strumenti adeguati (anche attraverso incontri di formazione ed aggiornamento) per aiutarli a individuare nei temi dei bambini e nei loro disegni tracce di un eventuale disagio, facendo si che essi non sottovalutino mai richieste inconsapevoli di aiuto e invitandoli a segnalare sospetti alle autorita' scolastiche e prima ancora al medico scolastico, alla psicologa scolastica , alle insegnanti di sostegno. Questo personale che comunque nelle scuole deve esserci, e' giusto che venga allarmato sul fenomeno pedofilia e sia in grado di prendere in mano la situazione in caso di sospetto (ovviamente anche qui senza gridare al lupo al lupo, ma agendo in modo discreto per valutare effettivamente la veridicita' della cosa) ed in caso di violenze conclamate.

ALL'AMMINISTRAZIONE PUBBLICA,
e' demandato infine il compito di valutare se leggi e regolamenti sulla pedofilia siano effettivamente impostati in modo tale da trovare e condannare gli autori delle violenze e tutelare le piccole vittime, agendo con discrezione e rassicurazione. Nel caso poi delle amministrazioni locali che sono piu' vicine ai cittadini e quindi anche ai bambini, si chiede di vigilare col proprio personale e a mezzo polizia municipale nei luoghi fisicamente frequentati dai bambini: campi gioco, campi scuola, impianti sportivi, centri estivi ma anche strade e giardini. Infine si chiede agli assessori ai servizi sociali di mantenere all'interno dei loro programmi di intervento un occhio aperto alla pedofilia, organizzando, se necessario incontri pubblici a tema.

ALLA SOCIETA' CIVILE, ai sacerdoti, agli animatori, alle baby-sitters, a tutte le persone "comuni" chiediamo di non sottovalutare il problema e di non chiudere gli occhi di fronte ad un sospetto, alle grida della porta accanto, alle lacrime di un bambino ma di avere coraggio a combattere l'omerta'.

AI BAMBINI STESSI:

chiediamo di non cedere mai alle lusinghe di chi non conoscono e di rifiutare contatti fisici che non aggradano, anche se chi li cerca e' un amico o un parente; chiediamo di parlare se qualcuno fa loro del male anche se sono stati minacciati: chiediamo di riferire a qualcuno anche i segreti brutti che puo' avergli confidato un amichetto.
Chiediamo infine di non temere e di non perdere mai fiducia che nel mondo ci siano anche persone buone che sono in grado di aiutarli.


Alessandra Martinelli