sabato 13 agosto 2011

Come salvare dal carcere i pedofili incestuosi: con la PAS


Aumentano i professionisti che operano nel settore Famiglia e Minori che si oppongono alla strumentalizzazione della ormai nota "patologia inventata", visto che, oltre a non esistere come malattia, viene addirittura metodicamente usata da genitori violenti per difendersi quando i propri figli trovano la forza e il coraggio di parlare.
Riporto per intero in tal proposito un articolo dal blog di: Professionisti Contro la Pas - Rete Nazionale. L'articolo spiega alcune cose ai "non addetti ai lavori (medici e psicologi)": io aggiungo che invece farebbe molto bene proprio a tutti gli addetti ai lavori ricordare cosa significhi lavorare con senno, senza cioè umiliare la scienza vera con farneticanti teorie, come Pas.
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PAS: perché i cosiddetti "otto sintomi" non sono sintomi.

Questa nota si rende necessaria per spiegare ai non addetti ai lavori (medici e psicologi) cosa si intende per sintomo e soprattutto quando un determinato comportamento umano non può essere considerato un sintomo; credo sia superfluo aggiungere "in senso medico".

Che cosa è un sintomo: manifestazione soggettiva di una condizione patologica; questo ci dice il DSM.
Una persona si reca nello studio di uno psichiatra perché si sente preoccupata, pensa che non valga più la pena vivere, o perchè si sente battere il cuore forte, si sente soffocare, ha la sensazione di svenire, o sente delle voci, vede immagini che gli altri non vedono, ecc.

Lo psichiatra "traduce" in un certo senso questi sintomi soggettivi che sono all'origine del malessere di quella persona in segni di un qualche disturbo mentale (depressione, ansia-panico, disturbo psicotico) e procede nel suo lavoro, proponendo una terapia o altro; questa "traduzione" da parte dello psichiatra viene fatta casualmente o seguendo delle regole? Chiaramente seguendo delle regole che si chiamano criteri diagnostici, messe a punto nel corso degli anni da chi fa ricerca sui disturbi mentali e confermate da più scuole di ricerca, sia in maniera clinica sia in maniera statistica.

I cosiddetti otto sintomi della PAS sono i seguenti:

1.Una campagna di denigrazione.
2.Razionalizzazioni deboli, assurde o futili per spiegare la denigrazione.
3.Mancanza di ambivalenza.
4.Il fenomeno del “pensatore indipendente”.
5.Sostegno al genitore alienante nel conflitto parentale.
6.Assenza di senso di colpa riguardo alla crudeltà verso il genitore alienato e alla sua utilizzazione nel conflitto legale.
7.La presenza di sceneggiature “prese a prestito”.
8.Allargamento dell’animosità verso gli amici e/o la famiglia estesa del genitore alienato.

Questa è una delle traduzioni di Gardner che va per la maggiore; in altre traduzioni le espressioni differiscono leggermente ma il senso è lo stesso.
Queste descrizioni di comportamenti possono mai essere scambiate per manifestazioni soggettive di una condizione patologica? Patologica è una cosa che fa soffrire e la sofferenza è una condizione soggettiva, personale. Io non posso sapere se la persona che mi sta di fronte soffre o meno se non è lei stessa a dirmelo; posso intuirlo, magari dall'espressione del viso, dall'atteggiamento, ecc. (linguaggio extra-verbale). Ma con l'intuizione siamo sul piano della metafisica non sul piano della realtà oggettiva.

Le famigerate otto manifestazioni comportamentali provocano una sofferenza soggettiva della, o delle persone che le manifestano? Se sì siamo in presenza di sintomi, e dobbiamo capire di che cosa esse sono sintomi; se no, non si tratta di sintomi ma di altro.

Ma andiamo con ordine.

1) Cominciamo dal primo: «La campagna di denigrazione», fatta dal bambino e da un genitore contro l'altro genitore, si deve presumere. Dietro l'espressione roboante si nasconde in realtà il fatto nudo e crudo che bambino e genitore sostengono che l'altro genitore non si comporta da genitore, è violento in famiglia, qualche volta può avere abusato sessualmente del figlio/a e che per questi motivi entrambi preferiscono non avere niente a che fare con lui.
Possiamo chiamare tutto ciò sintomo? Questo rifiuto del genitore violento o abusante provoca sofferenza soggettiva? Per il bambino stare lontano dal genitore odiato è motivo di sofferenza? È esattamente il contrario; bambino e genitore dicono quello che dicono proprio perché sono stanchi di soffrire!
La "campagna di denigrazione" quindi non è un sintomo ma solo un comportamento difensivo dalla violenza dell'altro genitore.

2) Andiamo al secondo: «Razionalizzazioni deboli, assurde o futili per spiegare la denigrazione». Anche qui, espressioni roboanti per dire una cosa semplice semplice: inconsistenza dei motivi del rifiuto. Questa "inconsistenza" provoca sofferenza soggettiva? Ma violenza e abuso sono poi motivi inconsistenti?
Il genitore odiato (e con lui avvocato e a volte CTU) dicono: "ma no, quel che dicono è falso", "stanno esagerando", e così via.
A parte l'ovvia considerazione che lo stabilire la verità o la falsità di una affermazione non compete al medico, sia pure CTU, compito del medico resta sempre e solo quello di accertare i fatti in maniera oggettiva e senza pre-giudizi e fornirne una valutazione obiettiva attingendo alle proprie cognizioni tecniche; nello stabilire ciò, soprattutto se fa riferimento a malattie, deve attenersi alle conoscenze scientifiche così come codificate nelle classificazioni internazionali, magari anche indicando nella relazione il codice nosologico della patologia che ha riscontrato, come da classificazioni ufficiali (come si fa nelle cause di lavoro). Questi sono i principi che ispirano i codici deontologici di medici e psicologi; penso si debbano ritenere validi anche in ambito forense.
Per cui anche le "razionalizzazioni" non sono un sintomo; razionalizzare significa portare un concetto a razionalità, renderlo ragionevole. Potranno anche essere deboli, assurde o futili, le razionalizzazioni ma non possono mai essere scambiate per un sintomo di malattia.

3) Che dire del terzo: «Mancanza di ambivalenza». In psichiatria è segno di patologia proprio l'ambivalenza, affettiva o ideo-affettiva, soprattutto se marcata (schizofrenia, disturbi di personalità). L'assenza di ambivalenza è indicatore di buona salute mentale. L'ambivalenza causa sofferenza soggettiva, non la sua assenza.
Anche la "mancanza di ambivalenza" non è un sintomo.

4) Proviamo con il quarto: «Il fenomeno del “pensatore indipendente”».
Può mai essere un sintomo? E di che? Se un bambino è capace di pensare in maniera indipendente questo è segno di maturità di quel bambino. Cos'è, qualcuno non tollera bambini capaci di formulare dei pensieri autonomi? Loro (gardneriani) dicono che questo si riferisce al fatto che il bambino ripete le stesse cose che dice un genitore contro l'altro genitore. Intanto bisogna vedere che dice. Se il bambino dice che un genitore lo ha picchiato vuol dire che questo genitore lo ha picchiato, che il bambino lo ha detto all'altro genitore, e che quest'ultimo lo afferma perché ha visto con i suoi occhi o ha saputo dal bambino. Se il bambino lo dice è perchè non vuole più essere picchiato, perchè essere picchiato gli provoca sofferenza e dicendolo spera di non dover più soffrire. Se il bambino sta dicendo bugie si accertino i fatti senza pre-giudizi; decidere a priori che un bambino che pensa con la sua testa è un bambino malato è un pre-giudizio. Ma se il bambino sta dicendo bugie, e questo viene accertato, resta un bambino bugiardo, non un bambino malato.Vale quanto detto prima: il "fenomeno del pensatore indipendente" mai e poi mai potrà essere scambiato per un sintomo.

5) Vediamo il quinto: «Sostegno al genitore alienante nel conflitto parentale». Qui c'è un aggettivo di troppo, "alienante"; affermando che il bambino sostiene un "genitore alienante", si dà già per scontato che questa situazione che stiamo esaminando si chiama alienazione e pertanto si è già deciso a priori, prima di iniziare l'indagine, come stanno le cose. La CTU quindi ha solo il compito di confermare ciò che si è già deciso prima ancora di conoscere i fatti, non più di accertare i fatti. Come dire: uno dei sintomi dell'appendicite è avere l'appendicite. Molto logico, no?
Il "sostengo al genitore alienante" (come lo chiamano loro) quindi non è assolutamente un sintomo di malattia.

6) Proseguiamo con il sesto: «Assenza di senso di colpa riguardo alla crudeltà verso il genitore alienato e alla sua utilizzazione nel conflitto legale». Anche qui si fanno affermazioni apodittiche (crudeltà) e, come sopra, si è già stabilito che quello che dovrebbe essere un sintomo è già la malattia (alienato). La vecchia storia del lupo e dell'agnello.
Riferire di violenze subite è una crudeltà?
Se è vero non mi sembra che sia una crudeltà; se non è vero è una calunnia e va trattata come tale.
Ma poi che significa "assenza di senso di colpa"? La presenza di senso di colpa può essere sintomo di depressione, ma la sua assenza? E per quale motivo genitore e bambino si dovrebbero sentire in colpa quando si stanno solo difendendo dalla violenza dell'altro genitore? Ma siamo matti?
L'"assenza di senso di colpa" non è assolutamente un sintomo.

7) Col settimo, «La presenza di sceneggiature “prese a prestito”», i gardneriani intendono quel che dice il bambino e che (secondo loro) non può essere farina del suo sacco, tanto per parlare in maniera comprensibile; ma questo chi lo stabilisce? E su che basi? Cioè se il bambino dice "l'altro genitore non mi dà i soldi", chessò, per comprare la Play Station questo sarebbe uno scenario preso a prestito? Certo, un bambino che dice questo soffre, ma soffre non perché lo dice ma per il fatto stesso che quel genitore gli fa mancare il necessario (o il superfluo). La sofferenza causata dalla mancanza del necessario può causare al bambino sentimenti di inferiorità rispetto ai coetanei, può sfociare in una depressione, può somatizzarsi in qualche modo. A quel punto diventa sintomo.
Non costituisce assolutamente sintomo di malattia la "presenza di sceneggiature prese a prestito".

8) E finiamo con l'ottavo (Dio si riposò il settimo, Gardner evidentemente no): «Allargamento dell’animosità verso gli amici e/o la famiglia estesa del genitore alienato». Possiamo considerarlo sintomo? Se io dico: "non posso più vedere né te, né i tuoi, né gli amici che avevamo in comune" al massimo sono una carogna ma non certamente malato.
E per concludere, anche l'ottavo non è un sintomo di malattia.
E una malattia senza sintomi, cioè senza sofferenza soggettiva, su che cosa si regge?

Come si vede, queste otto descrizioni di comportamenti osservabili nel corso delle separazioni conflittuali non sono dei sintomi ma solo e soltanto descrizioni di comportamenti; voler dare a queste descrizioni il valore di sintomi di malattia significa medicalizzare il conflitto. Medicalizzare il conflitto vuol dire evitare di affrontarlo, negarlo e buttarla sulla malattia. Questa è una operazione molto scorretta e chi la mette in atto dimostra in questo modo di essere consapevole che affrontando il conflitto ne uscirebbe perdente e allora si appella all'inappellabile, cioè alla malattia.

Nelle classificazioni internazionali ogni disturbo ha un suo codice di riferimento (es. panico F40.0, un tipo di depressione F34.1, schizofrenia paranoide F20.0, e così via); se si vuole mettere con le spalle al muro il CTU che vuole fare il furbo gli si chieda di indicare il codice nosologico della presunta malattia che lui vuole diagnosticare. L'avvocato che difende madre e bambino pretenda che nella relazione di CTU sia indicato il codice nosologico, come si fa nella cause di lavoro; il CTU non potrà indicare nessun codice perché questa presunta malattia non ha codice, non esiste. Lo facciano presente al Giudice che senza codice nosologico si parla di una cosa che non esiste.

Professionisti Contro la Pas - Rete Nazionale
http://xoomer.virgilio.it/ibpmaz/prof/art.htm
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venerdì 17 giugno 2011

Quel ragazzino non creduto


Una storia che mi ha davvero indignata, tra le tante che purtroppo quotidianamente leggiamo, è quella raccontata a Chi l’ha visto? su Rai3, qualche settimana fà.
Questa è la storia drammatica di alcuni bambini in Sicilia sottoposti a violenze sessuali di gruppo perpetuate da adulti: storie che la terribile omertà italiana (e quindi non solo siciliana) preferisce nascondere, preferisce coprire con un fazzoletto nero.

E già, fazzoletto nero: fazzoletto nero in segno di lutto, del più terribile lutto che possa offendere la dignità umana. Se avete del fegato ma soprattutto voglia di capire cosa succede e non ci viene detto continuate a leggere, ma se siete deboli di cuore chiudete pure questo link.

Un bambino alcuni anni fa è stato barbaramente ucciso da quattro uomini a colpi di pesante chiave inglese sulla testa, e poi gettato moribondo e con i pantaloni calati, in un burrone dopo essere stato ripetutamente abusato e brutalmente sodomizzato dal gruppo:
reo di essersi verbalmente ribellato alle violenze mentre le subiva e per aver urlato piangendo ciò che gli è costata la vita, ciò che ogni bambino in cerca d’aiuto direbbe in una situazione analoga: “lasciatemi!! Basta!! Se non la smettete lo dico al mio papà!!”.

E no, questo non doveva dirlo: doveva subire in silenzio, nessuno doveva sapere ciò che accadeva in quel garage a lui e ad altri bambini. Il silenzio: sì, l’Italia del silenzio omertoso. Una creatura di tredici anni, uscito per andare in chiesa e ritrovatosi costretto a salire in un automobile, un sequestro, per essere portato in quel terribile posto dove lo attendevano altre persone perverse e maledette. Colpevole di aver cercato l’aiuto del suo papà, un papà disperato che tutt’oggi insieme alla mamma del piccolo non riesce a darsi pace di questa tragedia, di non aver capito che forse il loro figlio già da giorni era preso di mira dal gruppo, e già forse era stato molestato ed intimidito.

Ma il piccolo aveva paura, paura e vergogna e non parlò ai suoi genitori ignari, se non una misteriosa frase alla mamma, che purtroppo non poteva capire e nemmeno immaginare lontanamente simili atrocità, e capisco il dolore e la rabbia che avrà ora dentro sè quella povera donna ferita.

Solitudine, vergogna, paura, silenzio. Questo affligge la testa del bambino seviziato, e i bastardi lo sanno bene: i bastardi ci contano su questo.

Il bambino non era solo però, c’era con lui un altro ragazzino coetaneo, costretto allo stesso trattamento. Un ragazzino che ha visto tutto e ha parlato, ha raccontato le atrocità, ha raccontato ciò che ha subito e ciò che ha visto subire al suo amico e come tutto ciò venisse filmato. Il suo reagire passivamente per il terrore gli ha risparmiato la vita. Il suo raccontarlo dopo gli ha regalato una seconda vita d’inferno: il ragazzo ha fatto i nomi, tutti e quattro i nomi dei perversi!

Lo so, starete tirando su un sospiro di sollievo a pensare che queste persone ora sono tutte in carcere e non possono più far del male ad altri bambini vero?
E no, se è così vi sbagliate di grosso: ma che scherziamo? Si può credere ad un ragazzino di tredici anni?? Ma scherziamo? Ma sarà matto, oppure è bugiardo, oppure si è sbagliato, oppure vaneggia, oppure si voleva vendicare di qualcosa, ecc. : insomma qualsiasi cosa pur di mettere quattro mostri adulti in galera senza altra prova che la testimonianza di un semplice ragazzino, e che conta un ragazzino oggi in Italia (e nel mondo)? Niente: la parola di un bambino non conta proprio niente. Non conta niente la sua dignità sporcata, la sua infanzia stuprata, la sua vita storpiata e gettata in un burrone, come un sacchetto di immondizia, ancora con i pantaloni calati dopo i servizietti delle bestie.
Siete abbastanza indignati quanto me?

Io penso di sì, perché i sentimenti, il cuore grande e la rabbia per chi tocca i bambini ce l’abbiamo in tanti per fortuna. Eppure nemmeno la nostra rabbia salva i bambini, forse perché la nostra voce è troppo debole? Forse perché abbiamo la gola strozzata dal dolore….Vorremmo fare qualcosa, vorremmo vederli impiccati a testa in giù certi sub-uomini , ma anche noi soffriamo in silenzio, quel dannato silenzio che copre la bocca ai bambini e paralizza noi grandi.

Ma torniamo al secondo bambino: un’approfondita perizia del CTU nominato dal PM lo ha dichiarato “perfettamente attendibile”. E giustizia fu vero? Ma no, che ingenui che siamo: quando c’è un CTU consapevole parallelamente, chissà perché, c’è sempre invece un Giudice cieco e sordo, un Giudice che crede ancora ai “bambini-mostri che inventano” piuttosto che ai mostri adulti che violentano ed uccidono bambini, come se negare che siano state quelle persone fosse negare che il fatto sia avvenuto: ma stavolta il fatto non si può negare (come fanno sempre) con banali illazioni, c’è il corpo violato ed ucciso del bambino, quello parla chiaro purtroppo!!

Non posso entrare nel merito di un processo conclusosi in secondo grado con l’assoluzione dei quattro indagati, come sempre. Quello che però voglio dire e gridare è che quel ragazzino dopo l’assoluzione dei quattro è stato trattato male da tutto il paese, trattato come l’infame che fa false accuse. E contemporaneamente il suo piccolo amichetto ha perso la vita per le atrocità di quattro esseri che ancora vivono purtroppo e che sono liberi, sì loro sono LIBERI! Liberi di violentare ed uccidere ancora.
Ma in tv fa male parlarne vero? Oppure è troppo comodo coprire, nascondere? Ma sì, meglio parlare per mesi di povere altre ragazzine scomparse ed uccise di cui non si sa niente e dove ognuno può farsi la sua idea, così, come un gioco. Ma dedicare una puntata di Quarto Grado, Matrix o Porta a Porta su questa storia di pedofilia forse darebbe fastidio a troppe persone. O no? E i pedofili lo sanno, e i pedofili ci contano su questo omertoso silenzio maledetto.

Mi domando se la vittima fosse stata un uomo, un adulto trattato in quel modo, mi domando se tutto sarebbe passato nell’ombra allo stesso modo, mi domando se i giudici avrebbero chiuso il caso con la stessa leggerezza e se i media avrebbero ignorato la notizia allo stesso modo. Mi domando se il secondo ragazzino avesse avuto solo cinque anni in più ed essere maggiorenne quale scusa avrebbero inventato per archiviare un ennesimo caso di pedofilia!

Rimane il fatto che nell’era delle fantasie sociali delle così dette false-accuse, chissà perché, i bambini continuano ad essere quotidianamente violentati, quotidianamente non creduti, e tutto ciò però non fa notizia.

Questa terribile storia, un ennesimo caso di ragazzini stuprati e sottoposti a violenze perpetuate da adulti perversi. Un ennesimo caso di ragazzini non creduti quando prendono il coraggio di parlare.

Ma tutto tace. Tace anche di fronte ad un omicidio barbaro e crudele: tutto tace, perché le vittime in fondo….sono “solo” ragazzini! E’ questo che vige ormai nel nostro paese.
Vorrei tanto chiedere a Paolo Bonolis in questo caso dove sia Il Senso della Vita.

Ringrazio Chi l'ha visto? per l'onestà e la sincerità del programma, l'unico che con coraggio ci apre gli occhi su certe realtà nascoste.
E il mio pensiero va solo a loro,
a quel ragazzino come tanti che è stato barbaramente sodomizzato, ucciso con colpi violenti in testa e gettato moribondo da un burrone….con i pantaloni ancora calati!;
e all'altro ragazzino vittima come lui, che però vede tutto e poi ha il coraggio di parlare, raccontare ciò che ha vissuto in prima persona, anche vedere il suo amico piangere terrorizzato ed invocare l'aiuto del padre. Fa i nomi dei luoghi e delle persone che ha visto uccidere il suo amico. Ma non viene creduto dal giudice incaricato.

Ed è con rabbia che poi non posso dimenticare che attualmente, mentre io sto scrivendo, ci sono in completa libertà quattro adulti assassini e pedofili, che per la legge italiana però sono ancora senza nome.

Questo è accaduto in Sicilia,qualche anno fà, nella nostra bella Italia: quella ci fa credere che i diritti dei bambini sono sempre al primo posto.
E di che meravigliarsi d'altronde?.

Concludo e lascio a voi le vostre riflessioni. Io le mie già le ho fatte

La Redazione

domenica 8 maggio 2011

"scienza spazzatura": ecco la PAS


da DIRE - Notiziario Minori- Roma, 3 maggio 2011

Chi ha inventato la Pas? Come influisce sulle cause di affido dei figli nelle separazioni conflittuali e non? A cosa vanno incontro i bambini che vengono definiti " alienati" da uno dei due genitori?

A queste e a tante altre domande cercherà di rispondere il convegno organizzato a Roma.Esperti italiani ed internazionali, si riuniranno per discutere di quella che alcune associazioni di psicologi e neuropsichiatri americani, hanno definito "scienza spazzatura" (Junk Science).

In Italia, la PAS è entrata nei tribunali con ritardo, ovvero quando all'estero si è cominciato a prenderne le distanze in maniera decisa, ma le informazioni stentano a raggiungere i nostri legislatori e così, mentre in America proliferano le associazioni di "vittime della PAS", in Italia la si vorrebbe inserire nel DDL 957, detto anche affido condiviso Bis, come discriminante per l'affido dei figli.
Ma la PAS , viene purtroppo usata anche come strumento di difesa dai genitori accusati di abusi e violenze sui figli; basta una perizia in cui si certifichi che uno dei genitori ha condizionato il figlio fino al punto da fargli descrivere abusi o violenze, e il gioco è fatto.Il bambino non verrà creduto, e il genitore protettivo passerà da vittima a imputato perdendo la patria potestà .
Il bambino verrà affidato ai servizi sociali e collocato in casa famiglia o, nella peggiore delle ipotesi, sarà costretto a vivere con il genitore abusante.

L'associazione "Courageous Kids", composta da ex bambini affidati al genitore abusante, è solo una delle tante associazioni nate in America per denunciare i giudici responsabili di aver creduto alla PAS e non alle loro testimonianze:
"Noi che siamo sopravvissuti, siamo cresciuti e diventati più forti. Adesso vogliamo dire al mondo quanto abbiamo sofferto, prima a causa di coloro che hanno abusato di noi, poi a causa dei tribunali che hanno rifiutato di proteggerci" (We who survived got older and stronger. Now we are telling the world how much we were hurt, first by our abusers then by the court which refused to protect us.)

Tra i relatori del convegno, Girolamo Andrea Coffari, avvocato, presidente del Movimento per l'Infanzia; Claudio Foti, psicologo psicoterapeuta, presidente del centro Hansel e Gretel di Torino; Roberta Lerici, Area Infanzia e Famiglia Italia dei Valori e responsabile MIF per il Lazio; Roberto Mazza, psicoterapeuta, docente Psicologia sociale Università degli Studi di Pisa Alessandra Lumachelli, sociologa, Università Politecnica delle Marche. Andrea Mazzeo, psichiatra, Dirigente Medico, CSM, ASL di Lecce. Sonia Vaccaro, psicologa clinica, specialista in "Victimologia y violencia de género", Madrid.

venerdì 29 aprile 2011

PAS: un'arma impropria contro i diritti dei bambini

PAS: un'arma impropria contro i diritti
delle donne e dei bambini.

Come l'invenzione di un ideologo della pedofilia è entrata nelle aule dei tribunali
Roma, 6 maggio 2011 ore 14.00
- Teatro Lo Spazio -
in Via Locri 42/44 (metro San Giovanni, uscita Coin)

Programma:
14.00-14.20 Apertura del Convegno,
saluto on.le Niccolò Rinaldi “Europarlamentare dell'Italia dei Valori e Vicepresidente del Gruppo ADLE".

14.20-14.40 Saluti iniziali di interventi delle autorità
Moderatori Roberta Lerici e G. Andrea Coffari

14.40-15.10 D.ssa Sonia Vaccaro:
De que hablamos cuando hablamos de “PAS”?

15.10-15.40 Dr Andrea Mazzeo:
la falsa sindrome in Italia

15.40-16.10 Avv. Girolamo Andrea Coffari:
la Pas l'autodafè e la Santa Inquisizione

16.10-16.30 Break

16.30-17.00 Dr Claudio Foti:
le radici del negazionisimo dell'abuso sui bambini

17.00-17.30 Roberta Lerici:
Gardner e la terapia della minaccia

17.30-18.00 Prof. Roberto Mazza:
Il bambino tra “giochi familiari” e istigazione

18.00-18.30 Prof. Alessandra Lumachelli:
La costruzione sociale della PAS

18.30-19.00 Domande del pubblico e conclusioni
Chiusura Convegno Sen. Stefano Pedica

Relatori del convegno:
Girolamo Andrea Coffari, avvocato, presidente del Movimento per l'Infanzia, Firenze
Claudio Foti, psicologo psicoterapeuta, presidente del centro Hansel e Gretel, Torino
Roberta Lerici, area infanzia e famiglia IDV e responsabile MIF per il Lazio
Roberto Mazza, psicoterapeuta, docente Psicologia sociale Università degli Studi di Pisa
Alessandra Lumachelli, sociologa, Università Politecnica delle Marche
Andrea Mazzeo, psichiatra, Dirigente Medico, CSM, ASL di Lecce
Sonia Vaccaro, psicologa clinica, specialista "Victimologia y violencia de género", Madrid

Moderatori: Andrea Coffari e Roberta Lerici
Segreteria Scientifica: Andrea Coffari, Claudio Foti, Andrea Mazzeo, Roberta Lerici.
Segreteria organizzativa: Associazione Valore Donna

Info: movimentoinfanzialazio@gmail.com
L’evento è rivolto a medici, psicologi, avvocati, assistenti sociali, esperti del settore minorile ed interessati al tema

www.movimentoinfanzia.it

sabato 26 febbraio 2011

Padri che si sentono madri


Oggi parliamo anche noi di papà, o meglio: di papà che giocano a fare le mamme e scopriamo come nasce in loro questa "sindrome della donna mancata", e già una vera e propria esigenza di sentirsi donne (e la mamma ne è la massima espressione) mettendo in serio pericolo di estinzione l'insostituibile della figura maschile del papà.

Ma dove sono finiti i veri papà? Quelli che lasciavano le cure alla mamma e s'impegnavano di più nell'educazione e nell'insegnamento dei figli, senza mai intromettersi in aspetti puramente materni. Bè per fortuna ce ne sono ancora molti in giro e non si mettono di certo a competere con le mamme dei loro figli!

Ultimamente sentiamo ossessivamente parlare di padri, di "rivalutazione" della figura paterna anche se sconcertata del buffo fenomeno mi domando tuttora chi l'abbia mai screditata o messa in dubbio e tristemente mi accorgo che.... hanno fatto tutto da soli, loro: i papà separati un pò frustrati, diciamolo pure.
Ma vediamo un pò l'argomento con lucidità ed obbiettività proprio partendo dalla giovane legge sull'Affidamento dei Figli al 50% tra i genitori.
Legge che come sappiamo sta creando non poche difficoltà nella sua applicazione un pò ovunque, amplificando i problemi delle famiglie in crisi invece di risolverli, come era invece nell'intento ingenuo di chi l'ha proposta e firmata.
Ma perchè non le lasciano decidere al popolo certe cose, visto che ci riguardano così da vicino?

Comunque, torniamo ai papà, a quelli belli e a quelli brutti.
Togliendo l’alta percentuale di uomini violenti con i figli (e se si considerano i maltrattamenti fisici, sessuali e psicologici siamo già sul 15% circa dei padri, percentuale ovviamente in drastico aumento da quando questi individui hanno la possibilità di stare più tempo da soli con i propri figli) rimane un’altra percentuale di uomini che ai figli direttamente non farebbe mai del male ma che non conduce un tipo di vita adeguato alla cura quotidiana dei figli da soli, senza cioè la mamma a fianco.

Sono per esempio moltissimi gli uomini che fanno uno spropositato uso di alcol mettendo involontariamente in pericolo la vita dei bambini lasciati loro in affidamento.
Oppure quegli uomini, così detti “eterni Peter Pan” che fanno cioè vita mondana anche a quarant’anni e, pur se generalmente molto allegri e simpatici, involontariamente espongono i figli a pericoli apparentemente invisibili: le loro case sono un viavai di gente o donne sempre nuove, li portano in giro a ore tarde o li lasciano al primo amico che capita per uscire magari con una nuova fiamma.

Ci sono poi quegli uomini, e sono molti, papà quasi perfetti: dico quasi perché sono splendidi come genitori ma da soli occuparsi di uno o più figli è spesso un carico troppo grosso per loro (anche se non lo ammetterebbero mai!). Questi papà spesso hanno una mole di lavoro molto alta, tornano stanchi e, se hanno lavori di responsabilità, tornano anche preoccupati o concentrati su dinamiche lavorative, e così involontariamente trascurano i figli che aspettano di giocare con loro o anche…di mangiare una bella cenetta invece di due fettine di prosciutto rimediate all’ultimo come fanno in tanti.
E così, questi ultimi padri ovviamente si fanno sempre aiutare da terzi: in primo luogo la propria madre alla quale li lasciano spesso, oppure le proprie compagne (che magari cambiano spesso, può succedere), o anche le proprie sorelle o spesso anche delle tate, baby-sitter insomma.

E allora in questi casi mi domando: ha senso avere delle vice-mamme quando una mamma i bambini ce l’hanno già?

Molti diranno che lo stesso discorso vale allora per le mamme single ma invece sappiamo tutti che non è così: le mamme, anche quelle che lavorano, hanno delle risorse in più che gli uomini non hanno per la cura dei figli. Come d'altronde gli uomini hanno delle risorse in più per certi tipi di lavoro, quelli per esempio che richiedono maggior resistenza o forza fisica.

Siamo diversi: gli uomini e le donne non sono sempre intercambiabili, altrimenti saremmo delle lumache e non degli umani: la lumaca è un animale ermafrodita, non è né maschio né femmina e ogni individuo è bisessuato.
Io non mi sento una lumaca, e voi? Penso che neanche voi vi sentiate lumache!

Gli uomini son fieri di essere maschi, e le donne son fiere di essere femmine ed è meraviglioso così: perché ” giocare” ad invertirsi? E soprattutto: perché farlo a discapito dei figli? Per orgoglio? Per dispetto?

Per mettersi alla prova e dire “io sono un super uomo: sono talmente uomo che…posso fare la donna!! Posso fare pure la mamma pensa un po’!”?

Forse per crisi d'identità sessuale irrisolte? Per manie di onnipotenza? O per non pagare il mantenimento dei figli?
Bè, uomini cari, io sono donna e adoro gli uomini però per favore: continuate a fare gli uomini che siete decisamente più belli, continuate a fare i padri invece d’improvvisarvi madri goffe e distratte, da uomini siete decisamente più affascinanti e più sensuali se proprio volete saperlo.

Ed infine arriviamo alla rarissima categoria di uomini “idonei” all’affidamento condiviso: è ovvio che non dovrebbero far parte delle categorie sopracitate (i quali, tolti i violenti, devono comunque essere dei padri presenti anche se non conducono un tenore di vita adeguato alle esigenze primarie dei figli).
I rimanenti pochi padri dovrebbero innanzitutto scegliere un’abitazione vicinissima a quella dell’ex-moglie, dovrebbero fare un lavoro che non li impegna troppo: se li stanca troppo fisicamente non possono reggere poverini la fatica poi la sera di correre dietro ai figli, se invece li stressa troppo mentalmente rischiano di essere distratti e nervosi con i piccoli.

Dovrebbero poi avere un rapporto sereno con la madre dei figli e all’occorrenza saper sopportare qualche sua premura o raccomandazione eccessiva (ci viene naturale, che ci volete fare!).
Dovrebbero avere sempre in testa di essere padri e non madri e quindi che quando i figli sono da loro non sostituiscono la loro madre ma che danno loro cose diverse, quelle che un buon padre già sa.

E poi dovrebbero chiedersi ogni giorno se questi poveri bambini così sballottolati per le esclusive esigenze (o ripicche) dei genitori siano realmente felici: ma a voi piacerebbe fare la vita che chiedete per i vostri bambini? E’ giustissimo che li vediate anche tutti i giorni i vostri figli, magari regalatevi un’oretta al giorno con loro, organizzatevi in qualche modo perché loro hanno bisogno di voi questo è ovvio, ma lasciateli vivere in una sola casa, lasciateli vivere in pace e ve ne saranno grati vedrete.

E’ per l’assegno che lo fate? Allora dite la verità ai giudici: se non potete permettervi un mantenimento discutetene per abbassarlo nel modo più congruo: qualsiasi madre coscienziosa di fronte al bivio figlio- soldi, sceglie la strada figlio rinunciando anche ai soldi pur di dare al figlio una vita più serena possibile. Se gli assegni sono troppo onerosi per voi allora battetevi per quello, ma non raggirate il problema con metodologie coatte a discapito dei bambini, come un forzato affidamento condiviso anche quando questo crea scompiglio e frustrazioni ai più piccoli. E questo discorso ovviamente vale anche per quella piccola ma squallida categoria di madri venali.

In conclusione: escludendo tutte le categorie di cui sopra, e cioè i violenti in primo luogo ovviamente, poi gli alcolisti e gli sprovveduti, ma anche tutti quelli che ho definito semplicemente “inadeguati” alla quotidiana responsabilità di crescere un figlio nel modo più congruo alla sua età: e quindi i padri Peter-Pan, i lavoratori accaniti, gli stressati, i don giovanni, ecc. cioè tutti quei padri potenzialmente buoni ma se accanto hanno il supporto di una donna (la mamma dei loro figli) che si occupa delle loro cure, ma quando il rapporto finisce da soli non sono poi in grado di sostenere una così grossa responsabilità (dono questo esclusivamente materno) e non è quindi opportuno che i figli vivano metà del tempo con loro, anche se è fondamentale che continuino però un saldo rapporto con loro, pur lasciandoli vivere con la loro madre.

Domanda: quanti padri rimangono idonei per un affidamento condiviso a regola d’arte?
Pochi, davvero pochi.
E allora si può fare una legge da applicare universalmente quando poi oltre all’impossibilità materiale di concretizzarla c’è anche un’indisposizione naturale ad applicarla, indisposizione che penalizza alla fine tutti e tre: madri, figli e anche i padri (che ci guadagnano solo economicamente, perché per il resto….è solo una gran fatica per loro!).

Sono pochi, davvero pochi i casi in cui questa utopistica regola può aver buon esito.

I bambini non sono felici di fare la vita da nomadi: recenti studi hanno dimostrato che i bambini che cambiano soventemente casa (per altre ragioni) hanno poi difficoltà relazionali future, così come difficoltà di apprendimento ed altro.

I bimbi hanno due genitori questo sì, ma hanno bisogno di UNA tana dove rifugiarsi ogni sera, e dove risvegliarsi ogni mattina: rispettiamo i nostri figli e le loro esigenze dunque.

Sono sicura che molti padri intelligenti e saggi (e sono la maggioranza per fortuna) condivideranno in pieno queste mie parole.

martedì 15 febbraio 2011

Il vaccino anti-mamma. Manipolati dai media


"Mi è stato impossibile non notare come ultimamente la televisione ci stia forzatamente proponendo un modello estremamente negativo della figura della madre con i propri figli, proponendo una sorta di spot pubblicitari contro le mamme: si parla solo di depressioni, sindromi strane uscite dal nulla, crisi isteriche, infanticidi materni o madri scellerate. Ai tg danno sempre più spesso dati sbagliati creando paure ed insicurezze nella gente (far crollare la figura materna significa far crollare il fulcro vitale della Famiglia), informazioni chiaramente mirate a rincorrere un qualche obbiettivo da parte di chi le divulga. Si vuole infatti inculcare nella gente il terrore di una "malattia" dal buffo nome (PAS) e dal buffo significato, ideata e propagandata da uomini evidentemente in mala fede contro povere mamme che tentano disperatamente di aiutare i figli proprio dalla loro violenza.

Questa terribile "sindrome" che colpirebbe i bambini figli di un genitore che vuole proteggerli viene proposta devastante come l'aviaria o la mucca pazza! Cioè una sindrome pericolosissima (certi siti la definiscono "il più grave degli abusi all'infanzia!") che viene da qualche ignoto bacillo ma che all'improvviso colpirebbe tutti i bambini con situazioni di disagio familiare.

E noi ci crediamo? Ma è uno scherzo? No, non ridete: c'è chi ci crede davvero, proteggere un figlio lo fa ammalare!! E' come dire che mettere il cappello al proprio figlio quando c'è bufera gli fa venire la bronchite.
Sembra una battuta ma siccome esce dalla televisione il popolo "abbocca", e così impauriti ora tutti a cercare il vaccino anti-mamma.
Che gregge di pazzi senza testa gli italiani di oggi! Io ho sessantotto anni e non riconosco più il mio popolo....! Una volta ci battevamo per l'accrescere di valori umani: oggi ci si batte per distruggerli. La cronaca nera ce lo dimostra ogni giorno. Così come la nostra triste politica-barzelletta.

Una volta eravamo il popolo degli artisti, dei poeti e degli scienziati: vantavamo i migliori medici e le migliori teste al mondo....ed eravamo anche il popolo dei "mammoni": forse l'amore della mamma sviluppa il cervello e la creatività?

"Sindrome" di alienazione genitoriale. No, non ci credo che siamo arrivati a questo livello. E' triste, davvero triste che si perdano tante energie e soprattutto soldi per studiare un fenomeno astratto.
Trovo immorale tutto questo gran fumo intorno ad un fuoco virtuale, immaginario. Siamo di fronte ad un bassissimo e grave regresso culturale: cercare di manipolare un popolo approfittandosi dell' ignoranza della gente e della comodità comune di appartenere ad un gregge senza la necessità di ragionare.

La vera manipolazione, e soprattutto con gli effetti più dannosi, non è quella dei genitori verso i figli (il cui tentativo quando c'è è di effimera durata e irrilevante pericolosità): la gravità del fenomeno sta invece nel tentare di inculcare in testa ad un popolo adulto un concetto privo di fondamento, con labili teorie che si annullano a vicenda.
Quanti congressi sull'argomento! Quanti libri di chiacchiere da mercato!
E soprattutto quanti processi e cause civili pasticciate e confuse dal nulla,da un qualcosa che semplicemente non esiste nei termini in cui viene imposto: non esiste come sindrome, non esiste come malattia. Quante parole sprecate a spiegare che cosa?

Mi domando quando si tornerà ad avere la testa sulle spalle e si continuerà a discutere di cose serie, reali, ad investire il denaro per la Scienza e la Medicina e non per fare propaganda agli esclusivi interessi di questi fantocci "imprenditori della psicologia".

Lo Stato si è forse dimenticato dei problemi reali che ci sono? C'era bisogno di inventare un nuovo problema e mascherarlo da patologia per avere un argomento su cui discutere? Forse la favola della Pas da etichettare ai bambini che cercano aiuto è un business migliore?

Lo Stato ha così tanti soldi da buttare in convegni del genere quando ancora sappiamo così poco sui tumori o sulla sclerosi multipla ecc?

Ci si domanda quale sia il tornaconto di qualcuno in tutto ciò, perchè quando si crea un fenomeno dal nulla un tornaconto per qualcuno c'è: per le pecore del gregge il tornaconto è economico (sulle spalle dei bambini, non dimentichiamolo mai), ma per i pastori? Forse politico? O forse c'è anche dell'altro?
Inventare patologie a tavolino, definirle malattie o etichettarle come sindromi, come nello sconcertante "fenomeno Pas" che va di moda ora, è una delle più ignobili offese mai fatte allo studio della Psicologia: una vera e volgare strumentalizzazione dei suoi nobili principi."

Don Franco


………

Con queste parole Gianfranco Melzi, conosciuto da tutti come Don Franco, ex giornalista laureato in sociologia, esprime il suo parere sul fenomeno mediatico della malattia inventata di cui sopra.
Fenomeno inventato e sponsorizzato da coloro che hanno l’interesse nel vendere “il prodotto” e non da chi ha interesse nel fare Giustizia e tutelare i più deboli: i bambini usati e giudicati come si fa con la merce di un banco del mercato. Si ricorda infatti che ormai nelle reti tv girando i canali, tra una pubblicità di un’automobile ed una di carta igienica senti parlare sempre più spesso (e con sospetta insistenza) di “Pas”, ultimamente hanno trovato il modo di imbucarla addirittura nei tg: per capirci, diciamo che per spingere sul mercato questa Pas stanno applicando la solita loro strategia promozionale che usano con le vallette o con le veline da lanciare: te le trovi un po’ dappertutto.
Sarebbero meno ipocriti se quando ne parlano almeno scrivessero sullo schermo in alto a sinistra “messaggio promozionale” così come la regola impone quando si pubblicizza qualcosa, perché tanto solo di questo si tratta: business.
E a mangiare sulla vita dei bambini sono vergognosamente in tanti.

venerdì 28 gennaio 2011

Nessuna malattia si cura con un provvedimento del Giudice

...
La PAS è solo una argomentazione che l'avvocato di una delle due parti in causa getta sul piatto per far pendere la bilancia della Giustizia dalla parte del suo cliente.
Per dare maggior valore a questa argomentazione la si maschera da "malattia".
La PAS non è una malattia; le malattie esistono solo nella sfera somatica; in medicina è patologico solo ciò che ha le sue radici in alterazioni biologiche, fisiche, organiche.

La stessa "terapia" proposta per "curarla", e cioè la "terapia della minaccia", vale a dire togliere il bambino al genitore da lui amato e consegnarlo a quello rifiutato, è la prova provata che la PAS non ha natura di malattia.
Nessuna malattia si cura con un provvedimento del Giudice: la cura di tutti i disturbi mentali è o farmacologica o psicoterapeutica.

La PAS è un mito, cioè, citando Galimberti, un'idea semplice, comoda, che non ci pone il problema di approfondire il perché del rifiuto espresso dal bambino verso un genitore.

Ma la questione che non si vuole affrontare è proprio questa: perché un bambino rifiuta un genitore?
Cosa è successo tra il bambino ed il genitore rifiutato?
Chi sostiene la PAS praticamente dice: non ci interessa quello che è successo.

Se un genitore è violento in famiglia può non interessarci?
Se un genitore è arrivato ad abusare sessualmente dei suoi figli può non interessarci?

...

Dott. Andrea Mazzeo, psichiatra

lunedì 17 gennaio 2011

Messaggio alle mamme che soffrono


NON FATEVI SCORAGGIARE ED ABBATTERE DA CIO' CHE E' SOLO PIU' APPARISCENTE DI VOI:
I PIU' GRANDI SUCCESSI NASCONO DALL'OMBRA.

Per nove mesi, al buio, nella vostra pancia qualcosa di molto piccolo è cresciuto di miliardi di volte e SOLO QUANDO E' STATO PRONTO è USCITO ALLA LUCE.
E quando una creatura è pronta per uscire, per vivere, per respirare da sola, questo lo sa solo il corpo della sua mamma che si apre come un fiore ed introduce il piccolo alla VITA.

Ricordate quei momenti, quando nessuno sapeva com'era quel bimbo? NESSUNO poteva vederlo ma solo immaginarlo. NESSUNO sapeva come sarebbe stato, chi era, chi c'era dentro quel pancione. Nessuno TRANNE TE MADRE. Tu che chiudevi gli occhi e potevi sentirlo, tu che chiudevi gli occhi e capivi di cosa aveva bisogno, tu che potevi comunicare con lui, tu che sapevi quando dormiva e quando era agitato, quando aveva fame e quando aveva voglia di giocare dentro te!

Solo tu madre sai cosa vuole tuo figlio, è nato in te non dentro qualcun'altro: SOLO DENTRO TE, non perderlo MAI questo ricordo, non perdere mai il valore unico di questo dono divino, non farti annebbiare l'anima ed i sentimenti da una società che rinnega la Vita a favore dei soldi, di fama e di potere!

Tu dai la vita madre, loro danno la morte: sei più bella tu o loro?

Sii forte madre del 2000!! Non piangere, non versare altre lacrime per cercare di assecondare, in maniera goffa ed innaturale, una società in un momento in cui è gravemente malata: la società è in crisi, è disorientata, è in cerca di una guida che non trova.
La società è ora una bambina che ha perso la mamma e la sta cercando disperatamente, e allora impaurita si fida del primo sconosciuto che capita senza accorgersi dei pericoli a cui va incontro!

La società in questo momento è molto malata, e va guarita.

Sei madre, CREATRICE DI VITA, e come tale vai rispettata.
Ma tu non mollare, la tua forza è l'energia di chi combatte per te!
Tu non lo sai perchè ora vedi solo il buio ma, non dimenticarlo mai, anche nella tua pancia era buio e nessuno vedeva nulla eppure si stava formando una meraviglia: tuo figlio.

Questo per dirti che nel buio spesso le cose minuscole diventano enormi, crescono senza che nessuno se ne accorga, e solo quando sono pronte NASCONO, tu lo sai bene: tu sai generare e partorire!!
Loro invece no, e questo li fa impazzire di rabbia ed odio verso te.
Vedrai che chi ora rinnega il tuo valore, chi ti scredita, chi vorrebbe schiacciare la tua esistenza, la tua importanza unica ed indiscutibile, costui ora sta vivendo il suo breve momento di gloria che presto finirà.
Cos'è un'effimero momento di schizzofrenia sociale innanzi ad un'eternità di ovvie realtà? Costui, o meglio, costoro sono solo più appariscenti di te, ORA, sono la novità controcorrente e come tale incuriosisce e fà tanto fumo, come tutte le cose di poco valore. Ma poi stufano, annoiano. Soprattutto se sostenuta da misere argomentazioni vacillanti, che sfidano la natura e la scienza.

Mai sfidare la natura, la natura è una mamma come te: prima o poi si ribellerà, e lì saranno guai seri.
Ora sei solo stordita: alzati in piedi dai, non perdere altro tempo!! Se dall'altra parte hai chi ti sta ferendo ed umiliando in questo modo volendoti togliere ciò che per te (e solo per te) è più caro al mondo, la tua creatura, allora vuol dire che costui non ha capito nulla della vita, nulla dell'amore, nulla dell'essere genitore, e quindi a testa alta posso dirti "muoviti, che tuo figlio ha bisogno di te!!" ed in questo caso SOLO DI TE!
Tuo figlio ha bisogno oltre che del tuo amore, anche della forza unica di sua mamma, colei che sapeva capirlo sin da quando il suo cuoricino di pochi millimetri ha appena iniziato a battere, a vivere!
Tuo figlio ha bisogno che tu continui a proteggerlo con la tua grinta unica: non esiste nel mondo animale nessuna mamma che lasci suo figlio in pericolo, qualsiasi mamma lotta fino alla morte pur di protteggere il cucciolo! Ho visto una fraglile cerva diventare una leonessa ed aggredire un cacciatore per difendere il suo cerbiatto: senza di lui sarebbe invece fuggita saltellando come sempre tra i boschi, con la sua solita grazia innocua.

Risorgi dunque, e tira fuori la tua forza imbattibile. Non c'è più tempo per le lacrime, basta!
Se ami tuo figlio fallo, i bambini non possono accettare una mamma passiva innanzi al loro male: tuo figlio vuole una guerriera, solo questo lo aiuterà a crescere come Madre Natura insegna.
Abbi pazienza, lotta con la tua saggezza e con verità, senza rancori che logorano e che fanno male al bambino. Sembrerai silenziosa ed invisibile per il mondo ma meglio così, lasciali credere vincenti e sii sempre forte del fatto che:


I PIU' GRANDI SUCCESSI NASCONO DALL'OMBRA.


B.G.