sabato 26 febbraio 2011

Padri che si sentono madri


Oggi parliamo anche noi di papà, o meglio: di papà che giocano a fare le mamme e scopriamo come nasce in loro questa "sindrome della donna mancata", e già una vera e propria esigenza di sentirsi donne (e la mamma ne è la massima espressione) mettendo in serio pericolo di estinzione l'insostituibile della figura maschile del papà.

Ma dove sono finiti i veri papà? Quelli che lasciavano le cure alla mamma e s'impegnavano di più nell'educazione e nell'insegnamento dei figli, senza mai intromettersi in aspetti puramente materni. Bè per fortuna ce ne sono ancora molti in giro e non si mettono di certo a competere con le mamme dei loro figli!

Ultimamente sentiamo ossessivamente parlare di padri, di "rivalutazione" della figura paterna anche se sconcertata del buffo fenomeno mi domando tuttora chi l'abbia mai screditata o messa in dubbio e tristemente mi accorgo che.... hanno fatto tutto da soli, loro: i papà separati un pò frustrati, diciamolo pure.
Ma vediamo un pò l'argomento con lucidità ed obbiettività proprio partendo dalla giovane legge sull'Affidamento dei Figli al 50% tra i genitori.
Legge che come sappiamo sta creando non poche difficoltà nella sua applicazione un pò ovunque, amplificando i problemi delle famiglie in crisi invece di risolverli, come era invece nell'intento ingenuo di chi l'ha proposta e firmata.
Ma perchè non le lasciano decidere al popolo certe cose, visto che ci riguardano così da vicino?

Comunque, torniamo ai papà, a quelli belli e a quelli brutti.
Togliendo l’alta percentuale di uomini violenti con i figli (e se si considerano i maltrattamenti fisici, sessuali e psicologici siamo già sul 15% circa dei padri, percentuale ovviamente in drastico aumento da quando questi individui hanno la possibilità di stare più tempo da soli con i propri figli) rimane un’altra percentuale di uomini che ai figli direttamente non farebbe mai del male ma che non conduce un tipo di vita adeguato alla cura quotidiana dei figli da soli, senza cioè la mamma a fianco.

Sono per esempio moltissimi gli uomini che fanno uno spropositato uso di alcol mettendo involontariamente in pericolo la vita dei bambini lasciati loro in affidamento.
Oppure quegli uomini, così detti “eterni Peter Pan” che fanno cioè vita mondana anche a quarant’anni e, pur se generalmente molto allegri e simpatici, involontariamente espongono i figli a pericoli apparentemente invisibili: le loro case sono un viavai di gente o donne sempre nuove, li portano in giro a ore tarde o li lasciano al primo amico che capita per uscire magari con una nuova fiamma.

Ci sono poi quegli uomini, e sono molti, papà quasi perfetti: dico quasi perché sono splendidi come genitori ma da soli occuparsi di uno o più figli è spesso un carico troppo grosso per loro (anche se non lo ammetterebbero mai!). Questi papà spesso hanno una mole di lavoro molto alta, tornano stanchi e, se hanno lavori di responsabilità, tornano anche preoccupati o concentrati su dinamiche lavorative, e così involontariamente trascurano i figli che aspettano di giocare con loro o anche…di mangiare una bella cenetta invece di due fettine di prosciutto rimediate all’ultimo come fanno in tanti.
E così, questi ultimi padri ovviamente si fanno sempre aiutare da terzi: in primo luogo la propria madre alla quale li lasciano spesso, oppure le proprie compagne (che magari cambiano spesso, può succedere), o anche le proprie sorelle o spesso anche delle tate, baby-sitter insomma.

E allora in questi casi mi domando: ha senso avere delle vice-mamme quando una mamma i bambini ce l’hanno già?

Molti diranno che lo stesso discorso vale allora per le mamme single ma invece sappiamo tutti che non è così: le mamme, anche quelle che lavorano, hanno delle risorse in più che gli uomini non hanno per la cura dei figli. Come d'altronde gli uomini hanno delle risorse in più per certi tipi di lavoro, quelli per esempio che richiedono maggior resistenza o forza fisica.

Siamo diversi: gli uomini e le donne non sono sempre intercambiabili, altrimenti saremmo delle lumache e non degli umani: la lumaca è un animale ermafrodita, non è né maschio né femmina e ogni individuo è bisessuato.
Io non mi sento una lumaca, e voi? Penso che neanche voi vi sentiate lumache!

Gli uomini son fieri di essere maschi, e le donne son fiere di essere femmine ed è meraviglioso così: perché ” giocare” ad invertirsi? E soprattutto: perché farlo a discapito dei figli? Per orgoglio? Per dispetto?

Per mettersi alla prova e dire “io sono un super uomo: sono talmente uomo che…posso fare la donna!! Posso fare pure la mamma pensa un po’!”?

Forse per crisi d'identità sessuale irrisolte? Per manie di onnipotenza? O per non pagare il mantenimento dei figli?
Bè, uomini cari, io sono donna e adoro gli uomini però per favore: continuate a fare gli uomini che siete decisamente più belli, continuate a fare i padri invece d’improvvisarvi madri goffe e distratte, da uomini siete decisamente più affascinanti e più sensuali se proprio volete saperlo.

Ed infine arriviamo alla rarissima categoria di uomini “idonei” all’affidamento condiviso: è ovvio che non dovrebbero far parte delle categorie sopracitate (i quali, tolti i violenti, devono comunque essere dei padri presenti anche se non conducono un tenore di vita adeguato alle esigenze primarie dei figli).
I rimanenti pochi padri dovrebbero innanzitutto scegliere un’abitazione vicinissima a quella dell’ex-moglie, dovrebbero fare un lavoro che non li impegna troppo: se li stanca troppo fisicamente non possono reggere poverini la fatica poi la sera di correre dietro ai figli, se invece li stressa troppo mentalmente rischiano di essere distratti e nervosi con i piccoli.

Dovrebbero poi avere un rapporto sereno con la madre dei figli e all’occorrenza saper sopportare qualche sua premura o raccomandazione eccessiva (ci viene naturale, che ci volete fare!).
Dovrebbero avere sempre in testa di essere padri e non madri e quindi che quando i figli sono da loro non sostituiscono la loro madre ma che danno loro cose diverse, quelle che un buon padre già sa.

E poi dovrebbero chiedersi ogni giorno se questi poveri bambini così sballottolati per le esclusive esigenze (o ripicche) dei genitori siano realmente felici: ma a voi piacerebbe fare la vita che chiedete per i vostri bambini? E’ giustissimo che li vediate anche tutti i giorni i vostri figli, magari regalatevi un’oretta al giorno con loro, organizzatevi in qualche modo perché loro hanno bisogno di voi questo è ovvio, ma lasciateli vivere in una sola casa, lasciateli vivere in pace e ve ne saranno grati vedrete.

E’ per l’assegno che lo fate? Allora dite la verità ai giudici: se non potete permettervi un mantenimento discutetene per abbassarlo nel modo più congruo: qualsiasi madre coscienziosa di fronte al bivio figlio- soldi, sceglie la strada figlio rinunciando anche ai soldi pur di dare al figlio una vita più serena possibile. Se gli assegni sono troppo onerosi per voi allora battetevi per quello, ma non raggirate il problema con metodologie coatte a discapito dei bambini, come un forzato affidamento condiviso anche quando questo crea scompiglio e frustrazioni ai più piccoli. E questo discorso ovviamente vale anche per quella piccola ma squallida categoria di madri venali.

In conclusione: escludendo tutte le categorie di cui sopra, e cioè i violenti in primo luogo ovviamente, poi gli alcolisti e gli sprovveduti, ma anche tutti quelli che ho definito semplicemente “inadeguati” alla quotidiana responsabilità di crescere un figlio nel modo più congruo alla sua età: e quindi i padri Peter-Pan, i lavoratori accaniti, gli stressati, i don giovanni, ecc. cioè tutti quei padri potenzialmente buoni ma se accanto hanno il supporto di una donna (la mamma dei loro figli) che si occupa delle loro cure, ma quando il rapporto finisce da soli non sono poi in grado di sostenere una così grossa responsabilità (dono questo esclusivamente materno) e non è quindi opportuno che i figli vivano metà del tempo con loro, anche se è fondamentale che continuino però un saldo rapporto con loro, pur lasciandoli vivere con la loro madre.

Domanda: quanti padri rimangono idonei per un affidamento condiviso a regola d’arte?
Pochi, davvero pochi.
E allora si può fare una legge da applicare universalmente quando poi oltre all’impossibilità materiale di concretizzarla c’è anche un’indisposizione naturale ad applicarla, indisposizione che penalizza alla fine tutti e tre: madri, figli e anche i padri (che ci guadagnano solo economicamente, perché per il resto….è solo una gran fatica per loro!).

Sono pochi, davvero pochi i casi in cui questa utopistica regola può aver buon esito.

I bambini non sono felici di fare la vita da nomadi: recenti studi hanno dimostrato che i bambini che cambiano soventemente casa (per altre ragioni) hanno poi difficoltà relazionali future, così come difficoltà di apprendimento ed altro.

I bimbi hanno due genitori questo sì, ma hanno bisogno di UNA tana dove rifugiarsi ogni sera, e dove risvegliarsi ogni mattina: rispettiamo i nostri figli e le loro esigenze dunque.

Sono sicura che molti padri intelligenti e saggi (e sono la maggioranza per fortuna) condivideranno in pieno queste mie parole.

martedì 15 febbraio 2011

Il vaccino anti-mamma. Manipolati dai media


"Mi è stato impossibile non notare come ultimamente la televisione ci stia forzatamente proponendo un modello estremamente negativo della figura della madre con i propri figli, proponendo una sorta di spot pubblicitari contro le mamme: si parla solo di depressioni, sindromi strane uscite dal nulla, crisi isteriche, infanticidi materni o madri scellerate. Ai tg danno sempre più spesso dati sbagliati creando paure ed insicurezze nella gente (far crollare la figura materna significa far crollare il fulcro vitale della Famiglia), informazioni chiaramente mirate a rincorrere un qualche obbiettivo da parte di chi le divulga. Si vuole infatti inculcare nella gente il terrore di una "malattia" dal buffo nome (PAS) e dal buffo significato, ideata e propagandata da uomini evidentemente in mala fede contro povere mamme che tentano disperatamente di aiutare i figli proprio dalla loro violenza.

Questa terribile "sindrome" che colpirebbe i bambini figli di un genitore che vuole proteggerli viene proposta devastante come l'aviaria o la mucca pazza! Cioè una sindrome pericolosissima (certi siti la definiscono "il più grave degli abusi all'infanzia!") che viene da qualche ignoto bacillo ma che all'improvviso colpirebbe tutti i bambini con situazioni di disagio familiare.

E noi ci crediamo? Ma è uno scherzo? No, non ridete: c'è chi ci crede davvero, proteggere un figlio lo fa ammalare!! E' come dire che mettere il cappello al proprio figlio quando c'è bufera gli fa venire la bronchite.
Sembra una battuta ma siccome esce dalla televisione il popolo "abbocca", e così impauriti ora tutti a cercare il vaccino anti-mamma.
Che gregge di pazzi senza testa gli italiani di oggi! Io ho sessantotto anni e non riconosco più il mio popolo....! Una volta ci battevamo per l'accrescere di valori umani: oggi ci si batte per distruggerli. La cronaca nera ce lo dimostra ogni giorno. Così come la nostra triste politica-barzelletta.

Una volta eravamo il popolo degli artisti, dei poeti e degli scienziati: vantavamo i migliori medici e le migliori teste al mondo....ed eravamo anche il popolo dei "mammoni": forse l'amore della mamma sviluppa il cervello e la creatività?

"Sindrome" di alienazione genitoriale. No, non ci credo che siamo arrivati a questo livello. E' triste, davvero triste che si perdano tante energie e soprattutto soldi per studiare un fenomeno astratto.
Trovo immorale tutto questo gran fumo intorno ad un fuoco virtuale, immaginario. Siamo di fronte ad un bassissimo e grave regresso culturale: cercare di manipolare un popolo approfittandosi dell' ignoranza della gente e della comodità comune di appartenere ad un gregge senza la necessità di ragionare.

La vera manipolazione, e soprattutto con gli effetti più dannosi, non è quella dei genitori verso i figli (il cui tentativo quando c'è è di effimera durata e irrilevante pericolosità): la gravità del fenomeno sta invece nel tentare di inculcare in testa ad un popolo adulto un concetto privo di fondamento, con labili teorie che si annullano a vicenda.
Quanti congressi sull'argomento! Quanti libri di chiacchiere da mercato!
E soprattutto quanti processi e cause civili pasticciate e confuse dal nulla,da un qualcosa che semplicemente non esiste nei termini in cui viene imposto: non esiste come sindrome, non esiste come malattia. Quante parole sprecate a spiegare che cosa?

Mi domando quando si tornerà ad avere la testa sulle spalle e si continuerà a discutere di cose serie, reali, ad investire il denaro per la Scienza e la Medicina e non per fare propaganda agli esclusivi interessi di questi fantocci "imprenditori della psicologia".

Lo Stato si è forse dimenticato dei problemi reali che ci sono? C'era bisogno di inventare un nuovo problema e mascherarlo da patologia per avere un argomento su cui discutere? Forse la favola della Pas da etichettare ai bambini che cercano aiuto è un business migliore?

Lo Stato ha così tanti soldi da buttare in convegni del genere quando ancora sappiamo così poco sui tumori o sulla sclerosi multipla ecc?

Ci si domanda quale sia il tornaconto di qualcuno in tutto ciò, perchè quando si crea un fenomeno dal nulla un tornaconto per qualcuno c'è: per le pecore del gregge il tornaconto è economico (sulle spalle dei bambini, non dimentichiamolo mai), ma per i pastori? Forse politico? O forse c'è anche dell'altro?
Inventare patologie a tavolino, definirle malattie o etichettarle come sindromi, come nello sconcertante "fenomeno Pas" che va di moda ora, è una delle più ignobili offese mai fatte allo studio della Psicologia: una vera e volgare strumentalizzazione dei suoi nobili principi."

Don Franco


………

Con queste parole Gianfranco Melzi, conosciuto da tutti come Don Franco, ex giornalista laureato in sociologia, esprime il suo parere sul fenomeno mediatico della malattia inventata di cui sopra.
Fenomeno inventato e sponsorizzato da coloro che hanno l’interesse nel vendere “il prodotto” e non da chi ha interesse nel fare Giustizia e tutelare i più deboli: i bambini usati e giudicati come si fa con la merce di un banco del mercato. Si ricorda infatti che ormai nelle reti tv girando i canali, tra una pubblicità di un’automobile ed una di carta igienica senti parlare sempre più spesso (e con sospetta insistenza) di “Pas”, ultimamente hanno trovato il modo di imbucarla addirittura nei tg: per capirci, diciamo che per spingere sul mercato questa Pas stanno applicando la solita loro strategia promozionale che usano con le vallette o con le veline da lanciare: te le trovi un po’ dappertutto.
Sarebbero meno ipocriti se quando ne parlano almeno scrivessero sullo schermo in alto a sinistra “messaggio promozionale” così come la regola impone quando si pubblicizza qualcosa, perché tanto solo di questo si tratta: business.
E a mangiare sulla vita dei bambini sono vergognosamente in tanti.