mercoledì 21 aprile 2010

MERAVIGLIOSA NATURA!


A chi si ubriaca con la propria misera conoscenza ed ignora la verità della scienza: a chi diffonde assurde teorie a discapito dei bambini vorrei ricordare quanto sia Meravigliosa la Natura.
Potrei farlo con le parole di qualsiasi ricercatore e scienziato ma oggi scelgo alcuni passi di un noto studioso giornalista che dalla Natura estrae sempre e solo l’Essenza: Piero Angela.

"Il cervello del bambino è come una scacchiera. Se le mosse iniziali sono appropriate e l’impianto del gioco è ben sviluppato, la partita è ben avviata; ma se le mosse iniziali sono sbagliate sarà estremamente difficile risollevare le sorti del gioco.
Durante i primi anni, le “mosse” sono quelle fatte dai genitori, dalla madre in particolare, che è la prima vera maestra.
L’ambiente, non bisogna dimenticarlo, comincia già nel grembo materno: il feto comincia già a conoscere l’ambiente in cui vive attraverso il sangue della madre.

Appare con evidenza lampante che il rapporto tra madre e figlio va quindi molto al di là di ciò che noi chiamiamo affetto ed educazione. La madre è chiamata a svolgere un ruolo estremamente più vasto nello sviluppo mentale del bambino: è come una lampada solare che permette la crescita molecolare della sua intelligenza.
Fin dal primo giorno di vita quindi, madre e figlio giocano una partita a due. La madre è, per così dire, una tennista: ogni volta risponde ai lanci, rimanda la palla, e permette alle potenzialità del piccolo di esprimersi.

I ricercatori della John Hopkins University ritengono che un buon rapporto con la madre costituisca una base affettiva solida che consente al bambino di esplorare con sicurezza il mondo circostante, e gli consente quindi di sviluppare meglio la sua capacità di imparare. Questo atteggiamento gli permette anche di avere un migliore rapporto col prossimo, e costituisce già la base del suo futuro comportamento nella società.

Negli animali come negli esseri umani esiste una “segnaletica” istintiva, che portiamo dentro noi per via ereditaria e consiste in una serie di atteggiamenti, espressioni, gesti che non hanno bisogno di essere imparati perchè fanno parte di un repertorio “automatico”.

Un esempio: il neonato è già in grado di comunicare le sue sensazioni attraverso gli strilli o il pianto senza che nessuno gli abbia insegnato a strillare e piangere. Non solo: il pianto è diverso a seconda della sensazione da comunicare: dolore, fame, malattia, paura.
Un altro esempio ancora più evidente: i bambini sordi, ciechi e muti sviluppano il sorriso senza averlo mai visto. Esiste insomma un repertorio di “segnali” innati: la madre è il “ricevitore” ideale, capace di captare nel modo più efficace questi segnali, e di trasmetterne altri che il bambino riesce a percepire.

All’Università di Harvard il professor Wolff ha diretto il laboratorio che ha approfondito queste ricerche, scoprendo che il bambino possiede segnali innati molto più complessi di quelli esistenti negli animali, e che il bambino riesca a percepire l’ambiente emozionale che lo circonda attraverso i gesti, i sorrisi, gli sguardi della madre.

In questo scambio continuo tra madre e figlio, gli psicologi ritengono che abbia molta importanza anche il ruolo del bambino: egli infatti non è un elemento passivo, ma attivo, che stimola a sua volta la madre.

Scrive Wolff: “E’ un duetto che deve rispettare alcune sequenze: il bambino ha delle aspettative, cioè attende dalla madre determinate risposte, e anche la madre ha certe aspettative nei confronti del bambino, ognuno dei due interroga e risponde al tempo stesso”.

Infatti il primo e più importante incontro il bambino lo fa con la madre che organizza sin dall’inizio, il suo mondo fisico e intellettuale e gli consente di emergere piano piano dal buio mentale abituandolo a imparare, esplorare, immaginare, prima ancora che a leggere e a scrivere.
Per questo occorre che ogni madre diventi più “educatrice” che casalinga.
La madre deve essere consapevole che la sua intelligenza, il suo talento, la sua sensibilità, sono praticamente le sole cose che permettono ad un batuffolo umano di emergere dalla notte animale e diventare un essere pensante.
Tocca a lei plasmare, modellare, stimolare la nascita dell’intelligenza, della creatività, della personalità. Il suo compito è molto simile a quello di uno scultore".

(...)

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